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IPDM - La nuova rivoluzione: liberarsi dagli smartphone

A Brooklyn, e più precisamente alla Murrow High School, c’è un gruppo di ragazzi adolescenti che ogni domenica si riunisce al Prospect Park: disegnano, leggono, suonano la chitarra. Condividono il loro tempo in un modo tanto semplice quanto rivoluzionario per la nostra epoca. Come? Liberi dagli smartphone, dai social e da tutto quel mondo che oggi riesce ormai ad occupare molto, forse troppo, del nostro tempo libero. Che ci sia il sole o la pioggia, loro si ritrovano lì, al Luddite Club, di cui sono i fondatori. Le loro esperienze sono diverse: c’è chi dice che da quando ha smesso di usare lo smartphone si è sentito più solo, ma anche più creativo e produttivo, e che ha letteralmente sentito “la chimica del proprio cervello cambiare”. C’è chi ha notato di sperimentare meno ansia sociale e chi si sente più presente nelle proprie azioni, nella propria comunità e nella sua stessa essenza di individuo. Ma cosa li ha portati a ricercare un cambiamento così impattante nelle loro vite? Quello su cui sono d’accordo è che il mondo dei social sembrava rubargli qualcosa: non riuscivano più a distinguere se facessero un’esperienza per il piacere di farla, o solamente con lo scopo di pubblicarne il contenuto su un social network; oppure sentivano di dover recitare una parte per essere all’altezza della loro immagine postata sul web, perdendo così la loro autenticità.

Su questo tema l’università di Oxford ha recentemente condotto uno studio, al fine di analizzare gli effetti della dipendenza da smartphone sulla creatività degli individui: tale ricerca ha evidenziato come questa dipendenza influisca negativamente sull’abilità specifica di generare idee creative, a causa di un ridotto controllo cognitivo e di una difficoltà nell’elaborare nuove informazioni.

È interessante allora vedere confermata quella sensazione che, liberandosi dallo smartphone, il cervello abbia l’opportunità di funzionare in maniera diversa, così da preservare importanti abilità cognitive, specialmente nei più giovani. È interessante anche interrogarsi sul senso di questo gesto pieno di coraggio ed autodeterminazione di questi ragazzi, che raccontano un disagio invisibile e raccolgono, a nome di una generazione, la forza di esprimere i propri bisogni più profondi: essere sé stessi, dare valore al loro tempo, potersi confrontare con i pari, fare esperienze, costruire ricordi. Vivere nella realtà.

Dott.ssa Alessia Cristiano

PER INFO:
0690212566, martedì e venerdì dalle 15.00 alle 18.00
[email protected]
www.ipdm.it

 

Pubblicato il 19/03/2023 alle ore 18:19

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